Girasole presidente della federazione svizzera
L'ex rossoblù Andrea Girasole, 5 stagioni a Milano tra il 2007 e il '21, è stato eletto presidente della federbaseball elvetica. "Siamo un piccolo movimento, ma sempre in crescita. Giochiamo soprattutto nella Svizzzera tedesca, ma puntiamo anche sul Ticino: potete aiutarci a farlo crescere. A Milano sono legati i ricordi più belli della mia carriera: se sono arrivato fin qui è grazie alla passione maturata in quegli anni. Ma gioco ancora: ci vediamo in campo al Trofeo Cameroni e con la Nazionale alle qualificazioni europee".

Abbiamo un presidente federale anche noi. Grosseto e Bologna hanno lanciato Marco Mazzieri verso la poltrona più importante del baseball italiano, il Milano ha spinto Andrea Girasole a diventare il numero uno del baseball svizzero. D’altra parte Gira, 37enne italo-elvetico, da anni vive a Zurigo che è diventata la città guida del batti e corri rossocrociato, con parecchie squadre dislocate anche nell’hinterland. Così nel weekend il nostro ex (55 partite giocate in rossoblù tra il 2007 e il 2021, quando è tornato al Kennedy per togliersi la soddisfazione di debuttare in serie A, protagonista della promozione in A2 del 2007) è stato eletto alla guida della federbaseball svizzera, un movimento piccolo ma decisamente in crescendo, che negli ultimi anni ha visto la nazionale approdare alla poule A dei campionati europei e che sarà avversaria dell’Italia nel girone di qualificazione che si giocherà a Senago in settembre.
Una bella soddisfazione per Girasole, che però si schermisce quando gli si chiede come abbia fatto a scalare i vertici del baseball in Svizzera: “Forse perché non c’era nessuno altro che volesse farlo…”. In realtà Andrea ha ereditato la presidenza dalla signora Dagmar Voith grazie alle sue capacità manageriali e all’impegno messo in campo e fuori in questi anni: “Quando sono arrivato in Svizzera, 15 anni fa, il baseball da queste parti era una realtà stagnante, di basso livello, soprattutto per uno come me, cresciuto in Italia, ma che aveva visto anche tante altre realtà europee. Così, volendo continuare a giocare qui in Svizzera, ho cercato di sviluppare il senso di comunità che avevo sempre trovato in Italia, dove il baseball è uno sport amatoriale, ma organizzato professionalmente grazie alla passione che ci mettono tante persone che ruotano attorno alle società. Quella passione che hanno tanti bambini che poi crescendo non si staccano più dai loro club”.
E in questi anni hai visto crescere anche il baseball elvetico…
“Non solo, ma posso dirti che è un baseball con ampi margini di miglioramento. Adesso si gioca per lo più nella Svizzera tedesca, nel triangolo Zurigo-Basilea-Lucerna, ma stiamo coinvolgendo anche altre città nella Svizzera francese, come Losanna, e puntiamo pure al Ticino”.
Un cantone che potrebbe avere il privilegio della vicinanza con la Lombardia e quindi contatti diretti con il nostro baseball…
“Sicuramente è una zona in cui il nostro sport si può sviluppare, perché magari si può cercare qualche tecnico che possa venire a darci una mano dalla Lombardia, penso a Piero Bonetti, per esempio, che ci sta già aiutando. A Lugano inoltre c’è una società che fa capo a Giacomo Maggetti, responsabile dello Sport alla RSI, la televisione svizzera, e che sta già coinvolgendo altri appassionati. Pensa che a Locarno c’è un ragazzo di 26 anni, Sebastiano Archetti, talmente appassionato di baseball che da ragazzo ogni anno si faceva portare dai suoi a un camp nelle Marche e poi, per giocare, ogni settimana si fa 300 chilometri per fare la serie C con il Bergamo. E pensa che a Locarno si allena da solo tirando la palla contro il muro…”.
A Lugano, tra l’altro, c’era già il baseball tanti anni fa grazie ad Alfredo Sacher, un argentino che allenò anche la Primavera del Milano negli anni Ottanta.
“Certo, conosco la sua storia. Pensa che il Ceresio Lugano è stata una delle squadre fondatrici della federazione svizzera ed ha vinto il primo campionato riconosciuto ufficialmente. Poi purtroppo sono scomparsi…”. In quel Lugano, tra l’altro, giocò persino a fine carriera anche Angelo Fontana.
E comunque tu continui anche a giocare…
“Sì, lancio nei Wil Pirates, squadra dell’hinterland zurighese. Sono qui da tre anni e devo dire che c’è molta passione nei giocatori, ma purtroppo non ce n’è molta attorno. Ma questo è il limite principale del baseball svizzero, perché qui sono un po’ individualisti e quando smettono di giocare spariscono”.
La Nazionale però sta crescendo.
“Sì, abbiamo tanti giovani interessanti con qualche svizzero-americano. Agli ultimi Europei ci siamo guadagnati la salvezza e siamo rimasti nel primo gruppo, nonostante nessuno di noi sia professionista. Anzi, pensa che la federazione svizzera è così povera che non può pagare nemmeno le trasferte, così ognuno si paga il proprio viaggio e l’albergo. Compresi quelli che vengono dagli Stati Uniti per vestire la nostra casacca: lo fanno per pura passione”.
Che ricordi hai della tua avventura milanese: cinque stagioni non sono poche…
“A Milano sono legati i ricordi più belli della mia carriera. Ricordo con piacere la promozione in A2 e anche la stagione della franchigia in cui centrammo i playoff in IBL2. Erano gli anni in cui potevo dedicare tanto tempo al baseball per cercare di essere un buon giocatore. In una società ben organizzata, con grandi compagni. Diciamo che sono stati gli anni che hanno alimentato la mia passione, tanto da spingermi fino a dove sono adesso”.
Visto che sei diventato il Mazzieri rossocrociato, hai già sentito il tuo collega italiano?
“Ci siamo messaggiati. Lui è venuto a Zurigo l’anno scorso per un clinic e sono in ottimi rapporti. Spero di fare tante cose con l’Italia”.
Compreso magari quell’Europeo che si voleva organizzare tra Zurigo e Milano.
“E’ un discorso che si può riprendere, magari anche a livello di nazionali giovanili”.
Intanto ti aspettiamo al Kennedy il 5-6 aprile per il Trofeo Cameroni con i tuoi Pirates.
“Sì e spero di vedere tanti amici, mi farebbe piacere incontrare i miei ex compagni”.
E poi magari anche con la Nazionale svizzera.
“Sì, dovrebbero convocarmi per l’Europeo…”.
Anche perché, in caso contrario, potrebbe esonerare il CT…