Milano 1946

Calasso, una mazza pesante per il Milano

Cresciuto nel vivaio bollatese, maturato in Emilia tra Collecchio e Modena, lo scorso anno a Senago, Simone Calasso è la seconda novità in casa rossoblù. Dovrebbe giocare da prima base, ma ha un passato da utility: "Vorrei dare una mano a riportare il Milano nel baseball che conta, magari già inseguendo i playoff quest'anno. Vista da avversario mi sembrava una squadra ben preparata, ma già dai primi allenamenti ho visto come si curano i dettagli. Non conoscevo Fraschetti, ma me lo immaginavo così: tanto impegno e serietà. Sono contento di essere l'ennesimo bollatese che viene a Milano: spero di far bene come molti di quelli che mi hanno preceduto"


Simone Calasso, 28 anni, nuovo prima-terza base del Milano, con il manager Marco Fraschetti

Raoul Pasotto ha messo un altro tassello importante al Milano edizione 2025. Il dt rossoblù ha infatti portato a Marco Fraschetti la mazza che cercava per rinforzare il line-up: Simone Calasso, 28enne prodotto del vivaio bollatese con cui è arrivato alla conquista dello scudetto di serie A2 del 2015, dopo aver esordito in biancorosso giovanissimo nel 2012. Poi tanta esperienza accumulata in serie A1, prima a Collecchio per tre anni, poi una stagione a Modena e infine, lo scorso anno, a Senago dove ha chiuso con un ottimo 315 di media e soprattutto 5 fuoricampo ed è stato utilizzato da interbase, mentre in rossoblù potrebbe tornare in prima base, tenendo conto che nelle ultime stagioni, tra Modena e Collecchio, ha giocato anche come terza o esterno. Un giocatore che vanta già 162 partite nella massima serie, oltre a quelle che ha accumulato in tanti anni di A2 con il Bollate.

Insomma, un rinforzo prezioso per i rossoblù, che porterà sicuramente esperienza ed entusiasmo e che ha già iniziato gli allenamenti con il Milano: “E abbiamo cominciato bene, nonostante il freddo pungente di questo febbraio. Stiamo lavorando sodo e questo mi sembra già un bel segnale per aprire bene la stagione”.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto ad accettare la proposta del Milano, che ti aveva già cercato anche l’anno scorso?

“Intanto le ambizioni che coincidono. Il mio obbiettivo da giocatore è sempre stato quello di aiutare una squadra lombarda a tornare nell’elite del baseball nazionale. E questa squadra non poteva che essere il Milano, perché credo che sia quella che può avere i maggiori presupposti. Quindi non nascondo che la mia ambizione sarebbe quella di centrare già i primi due posti del girone quest’anno, per poter giocare i playoff contro le squadre del baseball che conta. Milano da un lato ha le potenzialità per poter crescere e dall’altro spero che mi possa offrire la possibilità di giocare ad alto livello senza dover continuare a viaggiare. Visto che io abito a Bollate e lavoro a Milano, tra l’altro vicino al Kennedy, non nego che da questo punto di vista è una scelta ancor più ideale”.

Una bella ambizione, ma non sarà sicuramente facile…

“No, certo, non sarà facile raggiungere subito questo obbiettivo. Ma io punto come sempre a dare il meglio di me e poi se non sarà quest’anno, dobbiamo riuscirci nel giro di due o al massimo tre anni. Quindi fin da subito giocherò duro per quello”.

Il Milano ti chiederà soprattutto un contributo di esperienza.

“Diciamo di sì. A 28 anni mi reputo nella fase migliore della mia carriera, quella in cui si raggiunge una maturità fisica e soprattutto mentale. Quindi oltre a dare il mio massimo, cercherò di aiutare chi mi chiederà consigli. Mi piace molto pensare che i miei compagni di squadra più giovani possano chiedermi una mano o vogliano seguire il mio esempio. Comunque dovrò prima di tutto dimostrarlo in campo”.

A Milano ritrovi anche qualche tuo vecchia conoscenza, qualche compagno di cammino…

“Sì, soprattutto Andrea Pasotto con cui ho giocato tre anni a Collecchio ad alto livello e con cui ho condiviso una crescita importante. Poi Angelo Torrellas e, per un paio d’anni, anche Lorenzo Ambrosioni sono stati miei compagni nel Bollate, anche se non c’erano nell’anno in cui abbiamo vinto”.

Quale può essere il punto di forza del Milano di quest’anno?

“Per ora ovviamente ho visto pochissimo, ma se devo pensare a come l’ho visto da avversario l’anno scorso, mi ha dato l’impressione di una squadra preparata. Ho visto un gruppo che magari non ha talenti particolari, ma ha una certa solidità. E questo vuol dire molto, perché significa aver lavorato sui dettagli: non ci sono fenomeni ma ognuno sa fare bene il proprio lavoro. Che poi è quello che ho visto in questi primi giorni: una squadra dove si lavora con disciplina e impegno. Le cose che mi piacciono di più”.

Tu in squadra sei uno che si fa sentire, tante volte alzi anche la voce. E forse qualcuno con questo carisma mancava proprio al Milano…

“Qualche volta mi arrabbio, ma in senso agonistico. Mi piace vincere e soprattutto non mi va di fare figure. Perdere ci sta, ma sempre con la giusta attitudine”.

Conoscevi Marco Fraschetti?

“No, personalmente no. Però in questi tre-quattro allenamenti ho trovato la persona che mi aspettavo: uno molto serio a cui piace lavorare. E forse anche per questo lo rispettavo già l’anno scorso”.

Come vedi questo campionato?

“In generale questa formula non mi va, è un mischione senza senso. Parlando del nostro girone, mi sembra abbastanza difficile perché il Codogno, che ha già fatto bene l’anno scorso, sarà la squadra da battere, poi c’è il Senago, che non so ancora chi ha preso, e il Cagliari che è sempre un’incognita. Ma noi, se il nuovo straniero dovesse essere un buon pitcher, o se dovessimo trovare un lanciatore in più, possiamo fare una buona stagione, perché il line up è sicuramente competitivo, Comunque sul monte credo che una buona mano ce la possa dare anche Zingarelli: se trova la strada giusta è un ragazzo che ha delle qualità per crescere”.

Cosa conosci del Milano e della sua storia?

“Beh è una storia che parla di una società che ha passato tanti anni ai vertici, ai tempi della Mediolanum, ma anche prima. E poi c’è il Kennedy che è uno stadio storico, conosciuto in tutta Italia, uno di quegli impianti che hanno un loro fascino come lo Steno Borghese o il Falchi. Per questo dico che è assurdo che non ci sia una squadra lombarda nella elite, proprio nella regione più ricca d’Italia”.

Tu poi arrivi da Bollate come tanti giocatori che hanno scritto la storia del Milano…

“Sì, sono contento di essere l’ennesimo bollatese che può dare qualcosa al Milano, sperando di raccogliere soddisfazioni come chi mi ha preceduto. Non ho mai visto giocare i grandi, ma a Collecchio, stando molto con Montanini, mi sono fatto raccontare molte cose dei bei tempi di Milano e di Bollate. Qualche ex lo conosco di fama, come Radaelli, e qualcuno anche di persona come Brusati, mio coach a Senago, che qui è stato un grande”.

Insomma il tuo arrivo può dare anche entusiasmo all’ambiente…

“Spero di sì, perché se vogliamo salire di livello dobbiamo fare anche da punto di riferimento. E se le cose vanno bene, vedrai che l’anno prossimo arriverà anche qualcun altro”.

18/02/2025
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