Milano 1946

Arcila Gonzalez ritorna in rossoblù
per completare il monte del Milano

Il mercato italiano si chiude con l'ingaggio di Anthony Arcila Gonzalez, ex a due riprese ai tempi dello United, nel 2010 e nel '16. "Finalmente torno a giocare vicino a casa. Voglio portare la mia esperienza per aiutare il Milano a inseguire i playoff. In questi anni ho giocato con una certa regolatrità di rendimento: può essere il mio punto di forza. A Bollate la mia miglior stagione, a Parma e Torino ho raggiunto la consapevolezza di poter lanciare contro chiunque. Devo molto a Renny Duarte che mi ha fatto crescere nello United. E adesso ritrovo tanta gente con cui ho già giocato. Partente o rilievo? Decide il manager, a me va bene tutto". 


Anthony Arcila Gonzalez con il manager Marco Fraschetti

Due anni fa, quando arrivò Mattia Varalda, scrivemmo che si trattava di uno dei due lanciatori contro cui avevamo perso più partite negli ultimi vent’anni, facendo intendere che un po’ l’avevamo preso anche per quello… Adesso possiamo dire di aver completato l’opera, visto che il Milano ha ingaggiato anche l’altro lanciatore che l’ha battuto più volte, ovvero Anthony Arcila Gonzalez, 33enne italo-venezuelano, che tra il 2013 e il 2021 ha vinto 5 partite contro i rossoblù con le maglie del Bollate e del Torino.

Ma Tony Arcila Gonzalez ha anche un passato personale legato alla nostra società, visto che nel 2010 e poi ancora nel 2016 ha vestito la casacca del SenagoMilano United per un totale di 20 presenze con 73.1 riprese lanciate a 3.93 di media pgl. Anzi, lo United è la squadra con cui Gonzalez ha debuttato nel campionato italiano, per poi girare l’Italia per tante stagioni, da Bollate a Senago, da Parma a Torino, per finire a Padova, dove ha giocato nelle ultime due stagioni, per un totale di 22 vittorie su 42 partite lanciate in 5 anni nella massima serie.

Un lanciatore d’esperienza, insomma, per completare un monte che possa dare garanzie a Marco Fraschetti. Partendo da quello che si porta in dote di positivo nelle ultime stagioni: “Arrivo da due campionati a Padova – si racconta Tony Gonzalez -, con un buon rendimento, anche se purtroppo l’anno scorso ho dovuto interrompere la stagione per motivi famigliari. E prima ancora due stagioni a Torino, con la soddisfazione di riuscire a giocare la poule scudetto”.

Quella può essere considerata la tua miglior stagione?

“No, stando ai numeri il mio miglior campionato è stato quello del 2019 con il Bollate (2.10 di pgl in 73 riprese di regular season con 7 vittorie e 4 sconfitte, ndr). Anno in cui ci siamo qualificarti ai playoff di A2, come avevo già fatto nel 2010 con lo United, vincendo anche la coppa Italia di A2. Ma è difficile parlare di una stagione in particolare, perché in genere io ho avuto un rendimento abbastanza costante. Che forse può essere considerato il mio punto di forza”.

Nel tuo curriculum c’è anche una stagione con la maglia del Parma. Che anno è stato?

“Bello, perché è stata la mia prima esperienza in A1. Però in una squadra di quel livello, con un gruppo già ben collaudato, è difficile emergere. E soprattutto non puoi pensare di giocare tante partite. Però è stato un anno importante, di cui ricordo soprattutto una vittoria da rilievo contro il Bologna. Una bella soddisfazione, perché inseguivo la A1 da anni e ci sono arrivato con una società storica come il Parma, una cosa non da tutti. E alla resa dei conti mi è servita per capire che potevo lanciare contro chiunque”.

Cosa che ti è servita negli anni successivi…

“Sì, soprattutto nella miglior stagione a Torino, quando infilammo una striscia di 11 vittorie consecutive, un record nella storia di quella squadra. Un exploit che ci è servito per centrare i playoff, fondamentalmente con una squadra tutta fatta in casa. Una stagione in cui ho vinto un po’ contro tutti: adesso mi mancano solo il San Marino e il Grosseto…”.

A proposito di squadre fatte in casa, anche tu sei ormai italiano in tutto e per tutto.

“Si, ho sempre dovuto lottare con l’idea che tutti mi vedevano come straniero. Ma io mi sono sempre considerato italiano, perché sono nato in Venezuela, ma là ho giocato pochissimo. Io ho iniziato in Italia fin dai Cadetti… Per questo ho sempre giocato da AFI”.

In che anno sei venuto da noi?

“Nel 2006 con mia mamma: avevo 14 anni. Nel 2010 ho giocato un’amichevole precampionato con il Rho contro lo United e Renny Duarte mi ha voluto subito con voi. Però giocavo ancora da straniero e potevo solo lanciare qualche inning, quando Renny usciva prima… comunque è stata una stagione in cui ho imparato tanto, grazie proprio a Duarte con cui sono sempre rimasto in contatto e mi ha sempre dato consigli. L’ho sentito anche prima di venire al Milano…”.

Che ricordo hai di quello United?

“Un bellissimo gruppo, grandi compagni di squadra, con giocatori importanti come Silva, Wong e appunto Duarte”.

Poi hai giocato una seconda volta nello United, sei anni dopo, ma con ben altre prospettive, come partente nella gara degli AFI.

“Sì ero molto più maturo e anche quella è stata una buona stagione. Mi ricordo che io lanciavo la prima partita e Dunnay Perez la seconda…”.

Da quando invece sei diventato italiano anche di passaporto?

“Dal 2023. Per il campionato non è cambiato nulla, ma purtroppo il passaporto è arrivato con un anno di ritardo, visto che nel ’22 Mike Piazza mi avrebbe voluto nel giro della Nazionale, ma non potevo ancora”.

Partente o rilievo? Come ti aspetti di essere utilizzato?

“Non ho problemi, gioco dove decide il manager. Io ho quasi sempre fatto il partente, a Padova ho iniziato come rilievo, poi anche lì mi hanno spostato a fare il partente. Comunque ho massimo rispetto per quelle che saranno le scelte del manager”.

Dei tuoi nuovi compagni ne conosci bene molti, per averci già giocato assieme…

“Sì, quelli che ritrovo dello United come i fratelli Pasotto, Bancora, anche Lo Monaco. E poi quelli con cui ho giocato a Bollate: Simone Calasso e Angelo Torrellas. E Zingarelli con cui ho giocato a Torino. Gli altri li conosco da avversari, molti sono giovani, ma è una squadra che mi ha sempre fatto una bella impressione: giocatori fastidiosi, come si dice, una squadra molto tattica, che in qualsiasi momento di può fare punti”.

E tu cosa ti aspetti da questa stagione?

“Intanto sono contento di tornare a giocare vicino a casa, dopo anni passati sempre lontano: è una cosa che mi dà tranquillità anche dal punto di vista famigliare. Poi mi aspetto di poter arrivare tra le prime due ed entrare nei playoff. So che è un progetto della società e sono venuto per questo. Sono pronto a dare il mio contributo per questo obbiettivo. Mi piace partire con questa idea, poi si sa, decide il campo…”.

09/03/2025
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